Miguel Manara commentato da Franco Nembrini

Miguel Manara era un ricco nobile spagnolo, aveva tutto ciò che si poteva desiderare ma era anche un giovane insoddisfatto. Viveva una vita fatta di noia e disprezzo. L’autore si ispira ad un personaggio reale vissuto nel seicento a Siviglia in Spagna.

Le frasi che il protagonista sono una combinazione di storia vera e di una rilettura di Don Giovanni. A Manara non gli importa nulla della fede ma trae gioia solo dal cibo, dal vino e dalle donne.

Incontra una giovane donna e scopre cosa il suo cuore desidera davvero, la sposa ed inizia una nuova vita. Girolama, la moglie, muore e l’esperienza del dolore che Miguel prova lo spinge a diventare frate e finisce per morire in odore di santità.

Quest’opera è una lettura appassionata che desidera mostrare come le vicende umane di Miguel Manara mettono in scena il dramma umano di ciascuno di noi. Miguel Manara nasce dalla penna del drammaturgo Oscar V. Milosz nel 1912, curato da Franco Nembrini, pubblicato da Edizioni San Paolo.

Nembrini insegnante di italiano tra i fondatori della scuola “La Traccia di Calcinate di Bergamo” che lesse per la prima volta questo testo all’età di 17 anni e lo accompagnerà per tutta la sua vita fino ad usarlo come testo per le sue lezioni di religione.

Un libro secondo Nembrini che ha dato risposte a molte domande sulla natura dell’amore, il significato del matrimonio, il valore dell’amicizia ed il mistero del dolore. In questo libro l’amore non si identifica con i sentimenti, con l’attrazione, la passione. Amare vuol dire perdonare, abbracciare la limitazione dell’altro e sostenerla.

L’amore in questo libro è visto come atto finale come l’esito di una tenerezza infinita che il tempo ha costruito. Un libro che nella sua semplicità riesce a dare risposte ad un’intera generazione di giovani se la vita è un bene e se è ancora possibile amare. (Do.Sa.)

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